Ottobre si tinge di rosa: l’intervista dei Leo alla Dott.ssa Rossello

Ottobre è stato il mese dedicato al tumore al seno e noi Leo vogliamo concluderlo lasciandovi con un messaggio: l’importanza della prevenzione.
Per questo abbiamo deciso di intervistare una specialista nell’ambito: la Dott.ssa Rosalba Rossello.

Si presenti brevemente, da quanti anni svolge questo lavoro?

Sono la Dr.ssa Rosalba Rossello, Medico-Oncologo, mi sono specializzata presso l’ Università di Messina nel 2004, subito dopo la specializzazione mi sono occupata di Cure Palliative Domiciliari, e dal 2010, lavoro presso la U.O.C di oncologia dell’ASP 5, al Presidio Ospedaliero di S Vincenzo di  Taormina, diretta dal Dr F. Ferraù.  Faccio parte della BREAST UNIT dello stesso Presidio, diretta dalla Dott.ssa L.Puzzu. Dal 2020 sono responsabile del servizio ambulatoriale di Oncologia presso l’Ospedale Cutroni Zodda di Barcellona Pozzo di Gotto, che al momento per l’emergenza COVID, si svolge presso l’ospedale  G.Fogliani di Milazzo.

Cosa l’ha spinta ad intraprendere questo percorso e a specializzarsi proprio in questa branca?

Sono sempre stata affascinata dagli studi per la medicina, ma sicuramente il vissuto familiare ha contribuito alla scelta che ho fatto. Avevo 16 anni e a mia madre fu diagnosticato un tumore al seno, allora non avevo ben chiaro cosa significasse veramente questa diagnosi, c’erano ancora molti tabu, la parola cancro spesso non veniva neanche pronunciata, stiamo parlando di circa 30 anni fa. La accompagnai diverse volte ai vari controlli, e fu proprio vedere la dedizione e la professionalità da parte dei medici verso queste pazienti, che spesso subivano interventi mutilanti, che mi ha portata a scegliere questa professione e, soprattutto, a dedicare parte della mia attività come Oncologa alla cura del tumore della mammella.

Qual è la parte più difficile tra tutto quello che fa?

Lavorare in questo ambito necessita non solo continui aggiornamenti relative alle terapie sempre più innovative, ma uno degli aspetti più importanti è l’impegno emotivo che questa professione richiede. Il momento della comunicazione della diagnosi, dell’esito dei vari esami, della perdita dei capelli legato ad alcuni trattamenti, dell’avvio alle cure di fine vita sono i momenti più forti, che devono avvalersi non solo delle capacità personali del singolo medico o professionista, ma soprattutto devono avvalersi di un buon lavoro di equipe, dove tutti, infermieri, psicologici e medici, devono collaborare per rendere meno traumatici per i pazienti questi momenti. Però, c’è anche la rinascita: condividere la gioia di chi riesce sconfiggere il cancro è bellissimo, ti arricchisce e ti aiuta a dare il giusto valore alle cose che ti circondano.

Quali controlli bisogna fare per la prevenzione e con quale frequenza?

Al momento non per tutti i tumori esistono programmi di screening efficaci, ad oggi quelli validati sono quelli per i tumori del collo dell’utero, della mammella, del colon.

Per il tumore del collo dell’utero viene consigliata l’esecuzione del Pap test dai 25 ai 33 anni di età ogni 3 anni e l’HPV DNA test per le donne tra i 34 e 64 anni di età ogni 5 anni.  Per lo screening per il tumore della mammella è prevista l’esecuzione di una mammografia ogni due anni dai 50 a 69 anni, e per i tumori del colon viene consigliata la ricerca del sangue occulto fecale dopo i 50. Inoltre, è importante eseguire visite dermatologiche, se si hanno dei nevi sospetti o alterazioni cutanee dubbie. Inoltre, è in corso di validazione anche lo screening per il tumore polmonare con Tomografia Computerizzata del torace in soggetti fumatori.

Infine, in caso di familiarità, bisogna concordare con il proprio medico la possibilità di eseguire prima gli screening ed eventualmente rivolgersi ad un ambulatorio specialistico.

Cosa fare se si hanno dei sospetti su una presunta malattia?

Per prima cosa bisogna rivolgersi al medico curante, che potrà già richiedere i primi esami per confermare il sospetto clinico, a seconda dei sintomi si possono attivare indagini strumentali orientati.

Quali sono i comportamenti da attuare per limitare il rischio di ammalarsi?

Sicuramente dobbiamo agire sullo stile di vita, ormai diversi studi hanno confermato la stretta correlazione tra le scorrette abitudini alimentari, uso di alcolici, fumo di sigaretta, l’obesità, la vita sedentaria e l’insorgenza dei tumori. Per questo dobbiamo sensibilizzare soprattutto i giovani; l’età dell’uso di alcool e fumo di sigaretta si è abbassata di molto negli ultimi anni, questo sarà certamente un problema da non sottovalutare fra qualche anno.

Quali sono i tumori più facili da diagnosticare?

I tumori più facili da diagnosticare sono quelli per cui esistono programmi di screening validati, i quali ci permettono di monitorare le persone che aderiscono a questi esami e, quindi, di arrivare alla possibilità di compiere una diagnosi precoce, nonché ad ottenere una guarigione.

Come vede le vite delle famiglie che affrontano la situazione? E qual è il suo approccio nei loro confronti?

L’esperienza del cancro richiede molto coraggio, per superare psicologicamente il momento della diagnosi, il momento della programmazione degli interventi chirurgici e delle terapie. La vita dei pazienti e delle loro famiglie subisce uno stress emotivo non indifferente. Addirittura, ancora oggi i soggetti guariti dal cancro devono fare i conti anche con problematiche burocratiche non indifferenti, viene spesso negata la possibilità di accedere ad un mutuo, adottare figli ed altro… La presa in carico del paziente con una diagnosi oncologica deve essere quindi globale, bisogna valutare gli aspetti clinici, psicologici e sociali, e richiede la costante presenza di un’equipe multidisciplinare, che fornisca gli strumenti giusti al paziente per affrontare questa malattia. Anche noi professionisti abbiamo bisogno continuamente di strumenti validi per approcciarci al paziente in maniera adeguata, ecco perché ribadisco l’importanza del lavoro di equipe e della presenza fondamentale degli psicologi. Purtroppo, spesso, i fattori Tempo e Risorse influenzano negativamente il percorso di cura e su questo bisogna lavorarci meglio.

Cosa potremmo fare noi LEO per fare in modo che più persone siano consapevoli della situazione? Come possiamo dare al meglio il nostro contributo?

L’arma vincente è la “Prevenzione”: effettuare delle campagne di informazione che promuovano il corretto stile vita soprattutto tra i giovani, rendendoli più consapevoli. Organizzare feste libere da alcol e da fumo potrebbe far riscoprire ai giovani la bellezza di divertirsi in modo sano. Inoltre, fare informazione sugli screening oncologici già presenti potrebbe di certo dare un valido aiuto alla lotta contro il cancro.

La sua opinione personale riguardo la situazione attuale, i progressi e il futuro qual è?

Io sono molto ottimista, notevoli sono i progressi ottenuti dalla medicina, sia in ambito chirurgico che per il trattamento medico. Oggi le donne con diagnosi di tumore al seno operabile vengono sottoposte ad interventi meno demolitivi rispetto ad un tempo, a volte non si riesce a vedere neanche la cicatrice chirurgica, molti interventi sono accompagnati da una contestuale chirurgia plastica ricostruttiva per evitare alle donne il disaggio della mancanza del seno dopo l’intervento. Per quanto riguarda le terapie mediche oncologiche, ci sono trattamenti molto più efficaci con meccanismi di azione innovativi che hanno permesso di cambiare la storia naturale di alcuni tumori. Parlo dei trattamenti target e biologici, dell’immunoterapia ad esempio, che hanno veramente rivoluzionato il modo di curare il cancro, con tossicità sicuramente meno invalidanti per i pazienti.

In foto, uno screening eseguito con mammografo mobile da Leo e Lions Clubs. 

L’informazione è prevenzione e noi Leo ringraziamo la Dott.ssa Rossello per essersi messa a nostra disposizione e averci aiutato a dare un nostro piccolo contributo alla causa!

 

 

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