L’esperienza diretta di un Leo per la causa globale cancro infantile

Settembre è stato il mese internazionale di sensibilizzazione sul cancro pediatrico, una causa globale che sta a cuore a tutti noi Leo siciliani.

Abbiamo la fortuna di avere, tra i nostri Leo, una giovane specializzanda nel reparto di pediatria presso il Policlinico San Marco di Catania. Per onorare tale mese, abbiamo deciso di intervistarla!

Ciao Giulia, presentati!

Mi chiamo Giulia, ho 27 anni e sono specializzanda in pediatria al secondo anno. Faccio parte del Leo Club Catania Host da 6 anni.

Quando hai iniziato a studiare medicina sapevi già di volerti specializzare in questo campo?

La pediatria mi ha da sempre affascinata. Durante gli anni di studio ho avuto modo di poter fare un’esperienza formativa da studente Erasmus in uno degli ospedali pediatrici più importanti della Polonia che mi ha dato la possibilità di approfondire conoscenze già acquisite e di confrontarmi con una realtà al di fuori del contesto italiano.

Cosa ti ha spinta a scegliere quest’ambito?

Il desiderio di curare i bambini, assisterli fin dalla nascita e seguirli durante la crescita nelle tappe dello sviluppo fisico e psicomotorio. Poter essere un punto di riferimento per le famiglie.

Come sono le tue giornate in reparto?

Le giornate sono molto frenetiche, a fine giornata si raccolgono i frutti del lavoro. Il reparto, in particolare questo, è una palestra di vita. Ogni giorno si affrontano nuove sfide e si impara a fronteggiarle.

Qual è, secondo te, la parte più difficile di questo lavoro?

La comunicazione con le famiglie. Bisogna dedicare tempo e determinazione all’atto comunicativo. È necessario rendere partecipi i pazienti e le famiglie utilizzando concetti semplici ed evitando l’improvvisazione. La consapevolezza e la comprensione dei genitori e del paziente sono elementi essenziali per la lotta contro la malattia.

Parlaci dei tumori che maggiormente colpiscono i bambini. La diagnosi è facile?

La forma di tumore più frequente in età pediatrica è la leucemia acuta (33% dei casi), seguita dai tumori cerebrali (25%) e dai linfomi (15%).
La diagnosi di tumore si avvale di molteplici esami, di laboratorio e strumentali. Nello specifico esami del sangue, radiografia del torace, ecografia, TC (tomografia computerizzata), risonanza magnetica, aspirato midollare, puntura lombare, scintigrafia, PET fluorodesossiglucosio, biopsia. Queste sono tutte indagini diagnostiche che mirano ad evidenziare la presenza di cellule tumorali nell’organismo e che servono a definire la tipologia e l’estensione del tumore.

Come vedi le vite dei bambini che affrontano la malattia?

I bambini affrontano la malattia in modo differente dagli adulti. I bambini più piccoli, che non hanno la dimensione del tempo, vivono il presente non avendo paura. Non razionalizzano la malattia. Le paure e le ansie vengono trasferite attraverso i condizionamenti degli adulti.
Diverso è per gli adolescenti che nella loro complessità vivono la malattia in modo molto personale, a volte il loro carattere più definito li aiuta altre volte no.

Da specializzanda, qual è il tuo ruolo nei loro confronti?

Assistere, monitorare e supportare i piccoli pazienti durante il loro percorso diagnostico e terapeutico. Informare e educare le famiglie. Un ruolo attivo ma sempre in affiancamento per quanto concerne diagnosi e trattamento.

Le famiglie come affrontano la situazione?

Molte famiglie intraprendono percorsi psicoterapeutici per affrontare la malattia. Esistono reti di associazioni di famiglie e tante Onlus pronte ad intervenire per i bisogni delle famiglie.

Noi Leo, invece, come possiamo dare il nostro contributo?

Interfacciarci con Onlus già inserite nell’ambito e collaborare con loro potrebbe essere un’opportunità di crescita per la nostra associazione, un modo per capire i reali bisogni delle singole famiglie e poter dare il giusto contributo.

Ringraziamo Giulia per averci aperto una finestra su una realtà a cui dovremmo prestare più attenzione e a cui noi Leo vogliamo e dobbiamo contribuire, nel solito spirito del “WE SERVE!”

 

 

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